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Un santo ha camminato per 30 anni fra Polizzi e le Madonie

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Un santo ha camminato per 30 anni fra Polizzi e le Madonie

Polizzi dedica oggi una sua strada a don Pasquale Lavanco. E’ la strada che collega la chiesa di sant’Orsola con la via Vinciguerra. Un tratto di strada che don Pasquale ha percorso tante volte nella sua vita.

Lui, don Lavanco, è stato un prete del silenzio e dell’ascolto che per trenta anni circa ha portato il Vangelo tra le famiglie di Polizzi e fra quelle delle Madonie. Don Pasquale, che si faceva chiamare don Melino, è nato a Polizzi lunedì 21 marzo del 1927, lo stesso anno che ha visto la nascita di Papa Benedetto XVI. Matura la sua vocazione presso il Seminario di Cefalù e il 12 aprile 1952 viene ordinato presbitero dal vescovo Emiliano Cagnoni. I suoi primi anni di sacerdozio li trascorre sulle alte Madonie che lascia presto, però, per vivere il suo ministero a Roma.

A metà degli anni ’70 torna nella sua Polizzi e da quel momento vi resta per un trentennio. Sono gli anni della sua maturità sacerdotale che vive fra la gente ascoltando soprattutto i giovani e ricreandosi spiritualmente, invece, stando vicino agli ammalati. Proprio gli ammalati, infatti, per don Pasquale, erano il volto del Gesù che lui annunciava a tutti. Fin dal suo arrivo a Polizzi dedica le sue attenzioni all’Azione Cattolica. Ne diventa assistente e presto ne ricopre ruoli importanti anche a livello diocesano. A Polizzi diventa subito il punto di riferimento di tutto il popolo. Ragazzi, giovani e adulti lo cercano perché ne apprezzano la saggezza e soprattutto le sue doti spirituali. Per questo don Pasquale si fa presto strada nel cuore della gente che lo chiama a tutte le ore per un consiglio, un incontro e spesso anche per avere un conforto di fronte ai tanti problemi quotidiani. La sua casa è una culla di cultura. Lui. accanto ai libri, dedica attenzione al mondo dei media ed in particolare alla buona musica, quella liturgica soprattuto.

Lui, don Melino, è un prete tecnologico. E da buon prete non fa mancare le sue ultime parole, prima di tornare al Padre, alla comunità. Una settimana prima di lasciare questo mondo, il 14 marzo, così diceva: «Noi siamo momenti importanti nell’ambito della creazione: Dio ci prende per mano, e anche noi dobbiamo prenderci per mano l’un l’altro. Lo sconforto viene dalle aspirazioni mortificate: non dobbiamo disperare né di noi né di Dio. Gli inferi stanno sempre in guardia, rappresentano un continuo pericolo: ma la morte non vincerà». Lui, don Melino, ha raggiunto il suo Signore il 20 marzo 2004.

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